Finale Ligure - Guida Turistica

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BASILICA DI S. BIAGIO
 L'attuale chiesa di San Biagio, in stile barocco, risale al sec. XVII (iniziata nel 1633) è dovuta all'architetto finalese Andrea Storace. Della precedente chiesa medioevale (1261) non rimangono che l'abside e l'ardito campanile tardo-gotico a forma ottagonale, leggermente pendente, dalle numerose e sottili bifore che si aprono su ogni lato, inserito su una torre difensiva della cerchia anteriore al 1452.
CONVENTO DI S. CATERINA
 La chiesa e il convento di S. Caterina, oggi quasi interamente restaurati, rappresentano il più importante complesso monumentale di Finalborgo ed un contenitore culturale di eccezionale importanza. Attualmente ospitano, infatti, il Museo Archeologico, una Sala Congressi, l'Oratorio dei Disciplinanti riservato a Mostre ed Esposizioni. Il complesso fu voluto, nel 1359, dai Marchesi del Carretto con l'intento di dotare la famiglia di un'area sepolcrale monumentale, riaffermando al contempo il proprio prestigio e potere.  Costituendo una specie di "zona franca" nel confronto sociale e politico del tempo, fu risparmiato nel saccheggio del 1448. Occupato dai Domenicani dal 1381 al 1802 (soppressione degli ordini religiosi), dal 1864, per circa un secolo fu destinato a reclusorio.
 La primitiva chiesa dedicata a S. Caterina (prima metà del XV secolo) aveva tre navate, con colonne in pietra del Finale e tre absidi (due quadrate e una semicircolare) rivolte a Nord. Subì profonde trasformazioni (compreso lo spostamento dell'abside dal lato opposto) nella prima metà del XIX secolo ed in seguito alla trasformazione del complesso in carcere. Da piazza S. Caterina è possibile osservare il fianco sud della chiesa con i portali gotici detti "delle Donne" e "degli Uomini" (uno ornato dal fregio con l'Agnus Dei e gli stemmi dei Del Carretto) e la torre campanaria. Affiancano il corpo della chiesa due splendidi chiostri comunicanti tra loro di epoca rinascimentale, dovuti al Cardinale Carlo Domenico Del Carretto, costruiti tra il 1500 e il 1530 nel periodo di massimo splendore del complesso conventuale (in questo periodo S. Caterina è culla di alcune figure di spiccata santità legate all'ordine domenicano). I chiostri sono circondati da locali di varie epoche e, al piano superiore, quelle che una volta erano le sale e le celle che ospitavano i monaci, accolgono oggi gli importanti reperti del Museo Archeologico del Finale.
CASTEL GAVONE
 Non è possibile stabilire la data precisa di costruzione di Castel Gavone (da "Castrum Govonis") sede dei Marchesi Del Carretto che sorge, poggiando le sue basi su un gigantesco bastione curvilineo a scarpata nel punto culminante del "Becchignolo". Si dice che il castello sia stato edificato nel 1181 da Enrico II sfruttando precedenti strutture difensive. Sicuramente fu rafforzato con nuovi ridotti nel 1292.Distrutto a più riprese nelle vicende belliche che contrapposero Finale a Genova venne ricostruito contemporaneamente alla cinta muraria del Borgo nel 1451-1452 da Giovanni I, quindi ulteriormente modificato in epoca successiva, fino a quando nel 1715, venne in gran parte smantellato dai Genovesi che avevano acquistato il Marchesato e volevano cancellare il simbolo degli antichi avversari. Nella distruzione furono risparmiati parte dei muraglioni laterali e la famosissima Torre del Diamante (oggi la struttura meglio conservata), costruita con pietre riquadrate e sfaccettate a punta di diamante, che volge uno spigolo acuto, simile allo sprone di una nave, verso mezzogiorno, essendo costruita su pianta triangolare curvilinea. Si tratta di un ottimo esempio di architettura militare del tardo Medioevo. Molti materiali originari del castello, travature, pietre e colonne, furono utilizzati nel corso del tempo per l'edificazione di chiese, portali e ville finalesi.
CASTEL SAN GIOVANNI
 Tra il 1640 e il 1644, allo scopo di rafforzare le difese poco sopra il punto in cui si incontrano le valli del Pora e dell'Aquila, venne edificato un forte, Castel S. Giovanni, che adattandosi alla conformazione orografica inglobò l'antico torrione medioevale (ricordato dal Filelfo e di cui si ha notizia da un disegno del 1571) che raccordava le mura di Finalborgo sul monte Becchignolo. I lavori furono diretti da Ferdinando Glazer.
 La costruzione si sviluppò con una tenaglia sul fronte meridionale e da una serie di cortine costituite da un'alta scarpa con cordolo di coronamento e basso parapetto sovrastante, priva d'aperture e con guardiole pensili sugli spigoli. Ulteriori interventi sulla fortezza furono guidati dall'ingegnere spagnolo Gaspare Beretta tra il 1674 ed il 1678. La fortezza fu abbandonata dagli spagnoli nel 1707 e, dopo la sottomissione a Genova nel 1713, venne parzialmente distrutta. Nel 1822 fu adattata a penitenziario. Dal 1960 è di proprietà demaniale e negli ultimi anni è stata interamente restaurata.
PERTI E S. EUSEBIO
 Subito a ridosso del Castel Gavone, sorge l'abitato di Perti, che ha origini romane ed il cui nome deriva da quello del confine che qui divideva il territorio dei Sabazi da quello degli Ingauni. Ritrovamenti recenti dimostrano che Perti, all'ombra del Castrum Perticae sulla Rocca di S. Antonino, fu popolato nell'alto Medioevo. Qui troviamo una delle chiese più antiche del Finale, quella dedicata a S. Eusebio. La chiesa, come la si osserva ora, è il risultato di diverse stratificazioni.
 La fondazione dovrebbe risalire al X o XI secolo. Dall'interno è possibile raggiungere la cripta sostenuta da esili colonnine poligonali, con rustici capitelli sagomati e archi tondi. La parte bassa dell'abside, semicircolare, sostiene un corpo poligonale di epoca gotica (XIII o XIV secolo) contemporaneo al campanile a vela con archetti gotici intrecciati in mattoni, esempio assai raro in Liguria di questo tipo di architettura. Il resto della chiesa è stato rifatto in epoca barocca. Negli anni 1955-56 durante la costruzione della nuova strada è stata scoperta una necropoli romana che ha restituito numerosi materiali (corredi di tombe risalenti al IV e V sec. d. C.) che dimostrano la presenza di un vicus romano e che ora sono custoditi nel Museo Archeologico. Nel 1979 nell'area archeologica attigua fu scoperto un tegolone graffito d'uso funerario che riporta una iscrizione per Lucius, un bambino di nove anni, ed è datato 362 d.C. Si tratta della più antica testimonianza epigrafica cristiana ritrovata nell'area ligure-piemontese.
LA CHIESA DEI CINQUE CAMPANILI
 Poco oltre Perti, in una zona paesaggisticamente incantevole si trova la Cappella di N.S. di Loreto, comunemente conosciuta come "chiesa dei cinque campanili". Questa chiesa è particolarmente importante poiché costituisce uno dei pochissimi esempi in Liguria di costruzione rinascimentale ancora impregnata di influenze tardo-gotiche. Erroneamente attribuita al Bramante, risale con ogni probabilità agli anni 1488-90 ed è legata al momento più florido della vita del Borgo ed all'opera del cardinale Carlo Domenico Del Carretto. La costruzione da precisi legami con l'architettura rinascimentale lombarda. Sopra un ambiente a pianta quadrata si eleva un tamburo ottagonale che racchiude la cupola emisferica. Quattro grossi pilastri quadri in pietra del Finale e mattoni, rinforzano gli spigoli, e su di essi si elevano quattro svelti campanili che fanno corona a quello centrale, leggermente più alto. Le finestre della chiesa hanno forma di oculo tondo. Tipico dell'epoca è l'uso di laterizi nelle parti decorative sia interne che esterne.
LA CHIESA DI S. SEBASTIANO DI PERTI
 In stile tardo medioevale, fu fatta edificare dal Cardinale Carlo Domenico Del Carretto, attorno al 1489. Ha il pregio di essere rimasta allo stato originario, fatta eccezione per gli altari barocchi. La facciata ha tre oculi decorati da cornici laterizie a motivi bianchi e rossi, ed archetti gotici con cornice a dentelli. Il bel portale è di epoca rinascimentale e reca lo stemma del Cardinale. L'abside, quadrangolare, riprende i motivi della facciata. Il campaniletto è a vela come per la chiesa di S. Eusebio. L'interno è a tre navate, con archi tondi e colonne in pietra di Finale. Gli ornamenti dei capitelli e delle basi tradiscono le influenze del rinato classicismo. A destra dell'altare sopravvive un affresco, raffigurante il beato Damiano Fulcheri che predica, datato 1493.
COLLEGIATA DI S. GIOVANNI BATTISTA
 La fabbrica ebbe inizio nel 1619 e durò ben 55 anni. Il Tempio fu inaugurato nel 1674. E' una delle più belle chiese della Liguria, che la tradizione attribuisce al Bernini ma che in realtà è opera di architetti locali educati alla sua scuola. La facciata, ricca di artistici emblemi e vetrate, opera dell'architetto Nicola Barella di Finalmarina, fu completata nel 1762. Le statue di S. Giovani Battista, dei SS. Pietro e Paolo con quelle che simboleggiano la Speranza e la Fede e i bei fregi che l'adornano, sono dovuti all'arte di Bartolomeo Bagutti.
CHIESA DI S. FRANCESCO
 La chiesa di San Francesco con annesso convento dei Padri Cappuccini è posta sulla via che porta a Finalborgo. Fu eretta nel 1582 sul sito dell'antica Pieve del Finale, sui ruderi della chiesa che aveva svolto funzioni di parrocchiale fino al 1567. La chiesa, demolita e rifatta nel 1628, tra il 1642 il 1644 e profondamente rimaneggiata anche in seguito, è semplice ma piena di mistica gentilezza. Contiene opere di C.F. Navaloni, di S. Fedele da Sigmaringa, di G.B. Milano.
ARCO DI MARGHERITA DI SPAGNA
  L'Arco Trionfale eretto nel 1666 (disegno dell'architetto finalese Sebastiano Bocciardo) sulla Piazza Vittorio Emanuele II, ricorda il passaggio da Finalmarina dell'Infante Margherita Teresa, figlia diciassettenne di Filippo IV di Spagna e sorella di Carlo II per recarsi a Vienna sposa dell'imperatore Leopoldo I d'Austria. L'arco fu ordinato dal maestro di campo D. Diego Alverado, Cavaliere dell'ordine di Calatrava e Governatore del Marchesato di Finale, sotto Re Carlo II di Spagna.
SANTUARIO DI S. MARIA PIA
 Il Santurio di N.S. di Pia domina lo sbocco della valle da cui prende nome ed è un antico centro di cultura e religione benedettina. L'origine del culto mariano in Val Pia si perde nel passato. Il primo documento che riferisca di una cappella dedicata alla Madonna è del 1140. Tuttavia la presenza di una chiesa vera e propria è attestata solo nel 1302. Di tale chiesa non avanzano che alcuni archi a sesto acuto e il bel campanile ancora intatto (XIII sec.) a sette piani di bifore, con archi tondi lavorati ciascuno in un solo blocco con colonnine e capitelli in pietra del Finale. Si tratta di uno dei più significati esempi di campanili del Duecento in Liguria (transizione tra romano e gotico). Lungo i secoli XIV e XV si alternarono monaci e secolari fino a quando, nel 1477, sotto il Marchese Galeotto del Carretto fu decisa la costruzione, accanto alla chiesa, di un monastero, affidato ai Benedettini della Congregazione di Monte Oliveto. Nell'ultimo scorcio del secolo il convento si ingrandì e fu costruito il primo chiostro in pietra del Finale, ultimato solo moltissimo tempo dopo, nel 1921 (un secondo chiostro fu iniziato in quest'anno e finito nel 1944).
 Al principio del 1700 su disegno di Gerolamo Veneziano detto il Fontanetta, da Noli, la chiesa fu ricostruita ad una sola navata e seguendo i canoni dell'architettura barocca. Il quadro della Vergine fu inquadrato nel sontuoso altare in marmo policromo donato dai conti Prasca (1728). Il monastero custodisce la veneratissima tavola della Vergine con il Bambino di Nicolò Da Voltri (fine del XIV secolo, inizio del XV) e varie opere d'arte che risalgono al periodo più fiorente del complesso religioso (inizio XVI secolo): tre gruppi in terracotta della scuola dei Della Robbia (Vergine allattante col Bambino, la Pietà, la Vergine col Bambino e S. Giovanni Battista); il grande tabernacolo del Quattrocento con la Crocifissione e quattro Santi laterali. Nella prima metà del Quattrocento soggiornò a lungo nel monastero fra Antonio da Venezia, celebre intagliatore del legno, che vi lasciò un gruppo di lavori di prim'ordine (mobili del coro e altri oggetti minori). I monaci olivetani rimasero a Finalpia per tre secoli, fino al 1799 quando furono colpiti dalle requisizioni successive all'invasione napoleonica. Dopo alterni avvicendamenti tra secolari, olivetani e cassinensi, nel 1905 il monastero venne definitivamente restituito ai monaci sublacensi che vi risiedono tuttora.
PONTI ROMANI
 Oltrepassato il villaggio di Verzi, in fondo alla valle di Pia, si ritrova il percorso della via romana che s'addentra nella sovrastante Val Ponci.
 Per evitare i dirupi di Capo Noli, la via Giulia Augusta (13 a.C.), sulle tracce della più antica Via Aurelia, si dirigeva verso l'interno e, dal valico di Magnone, scendeva verso Finale. Cinque grandi ponti di perfetta costruzione assicuravano l'attraversamento del torrente.
 Particolarmente notevole il primo, detto "Ponte delle Fate" (perché prossimo all'omonima grotta) praticamente intatto. Ben conservati sono anche il terzo ed il quarto, detti rispettivamente "delle Voze" e "dell'Acqua". Del secondo, "Ponte Sordo", si conserva solo la rampa d'accesso.